“Filippo Neri era solito frequentare l’Ospedale degli Incurabili con i suoi discepoli e li esortava a recarvisi spesso come ad una scuola del dolore, per imparare a vivere cristianamente.”
Vita di S. Filippo Neri
di Pietro Giacomo Bacci
Situato tra via del Corso (l’antica via Lata) e via di Ripetta (l’antica via Leonina), S. Giacomo in Augusta (così denominato per la vicinanza al Mausoleo di Augusto), era considerato il terzo ospedale più antico di Roma. La struttura ospedaliera è stata chiusa nel 2008: dalle sue ceneri è nato il poliambulatorio Canova. Le origini di S. Giacomo risalgono al 1339. Un atto di espiazione e di riparazione di gravi peccati commessi contro la Chiesa: il cardinal Giacomo Colonna, fondatore dell’ospedale, pensò di impiegare parte dei propri beni per riparare il male fatto al papa Bonifacio VIII dalla sua famiglia culminato nel drammatico conflitto di Anagni. Fu pertanto il nipote, il cardinal Pietro Colonna, suo esecutore testamentario, a completare i lavori di costruzione nel rispetto della volontà del defunto. In quell’epoca il sito era lontano dall’abitato, tra orti e vigne. Il luogo fu scelto perché si trovava all’ingresso in città dei pellegrini attraverso la Porta del Popolo e nelle vicinanze del Porto di Ripetta per chi giungeva a Roma dal Tevere. S. Giacomo era destinato ad accogliere in particolar modo coloro che erano affetti dal “mal francese” e da altre malattie caratterizzate da ulcere e piaghe della pelle che non erano accettati negli altri ospedali per timore del contagio.
Nel 1451 Niccolò V portò l’ospedale sotto la diretta tutela della Compagnia di Carità verso i poveri e gli infermi di S. Maria del Popolo. Fu Leone X con la bolla Salvatoris Nostri a promuoverlo Arcispedale, dandogli anche il nome dei Poveri Incurabili, con il compito di coordinare tutti gli ospedali e le confraternite che negli anni erano sorti in città per assistere gli incurabili. Dopo il Sacco di Roma (1527), in cui le soldatesche imperiali danneggiarono gravemente gli ospedali, causarono un notevole aumento dei casi di sifilide e portarono in città la peste, l’Arcispedale fu affidato da Vittoria Colonna all’Ordine dei Cappuccini, che restarono a S. Giacomo per circa mezzo secolo. In questo periodo l’ospedale acquistò una certa fama per la Cura del Legno Santo, un decotto fatto con le radici di alcune piante dell’America centrale della specie del Guaiaco officinale. Dalle cronache dell’epoca apprendiamo che, nonostante i lavori di ampliamento di S. Giacomo voluti dal cardinal Antonio Maria Salviati nel 1579, in concomitanza degli Anni Santi, quando il numero dei pellegrini che giungevano a Roma cresceva a dismisura, si contarono circa 2000 ricoverati alloggiati in veri e propri accampamenti allestiti nei cortili. In questo periodo ai ricoverati portarono l’assistenza e il conforto della carità Filippo Neri, Gaetano da Thiene e Camillo de Lellis, che dal 1575 al 1583 prestò al S. Giacomo la sua missione come maestro di casa.
Alle estremità opposte della struttura ospedaliera vi erano due edifici sacri, la chiesa di S. Maria in Portae Paradisi sulla via Leonina, il cui nucleo originario risaliva agli anni della costruzione dell’ospedale, di cui era la cappella con annesso un piccolo cimitero, e la chiesa di S. Giacomo in Augusta sul Corso, costruita secondo il progetto dell’architetto Francesco Capriani, sui resti della trecentesca S. Maria in Augusta, e terminata, a opera dell’architetto Carlo Maderno, per l’Anno Santo del 1600. Oggi della primitiva costruzione trecentesca dell’ospedale sopravvive solo un portale di bella fattura con lo scudo gentilizio dei Colonna.
Testi di Anna Villa e foto di Marta Giacomelli.




Ultimo aggiornamento il 26 Agosto 2023
