La Biblioteca possiede circa 140.000 volumi: manoscritti, incunaboli, stampati e musica, prevalentemente opere di natura storico-ecclesiastica, erudita, patristica e teologica, ma anche testi di filosofia (presenti numerosi antichi commentatori di Aristotele), di diritto, botanica, astronomia, architettura e medicina.
Nell’importante raccolta di circa 3.000 manoscritti latini, greci e orientali sono presenti codici di notevole pregio e antichità, come la Bibbia di Alcuino del IX secolo (ms. B 6); un Evangeliario greco miniato del XII secolo (ms. B 133) e un prezioso Libro d’ore del XVI secolo (ms. A 45).
Tra il materiale raro e di pregio sono conservati frammenti membranacei ed ex legature raccolte a seguito del restauro di preziosi codici.
Il fondo antico a stampa, con opere comprese tra il XVI e il XIX secolo, consiste di circa 40.000 volumi, conservati per la maggior parte nel prestigioso Salone Borromini e di un piccolo nucleo di incunaboli. Una parte considerevole del fondo antico è costituita dalle Edizioni del XVI secolo; una specificità è costituita dalla raccolta delle opere appartenute a Filippo Neri conservate nella Libraria.
Nel fondo antico figurano anche pubblicazioni periodiche e numerosi bandi, editti, avvisi a stampa, databili tra il XVI ed il XIX secolo, per lo più emanati dallo Stato Pontificio o risalenti al periodo napoleonico in Italia.
Il materiale iconografico della Vallicelliana comprende una pregevole raccolta di incisioni nonché un importante fondo di fotografie.
Le acquisizioni moderne, monografie e periodici, sono individuate nel rispetto degli interessi culturali della Biblioteca, allo scopo di offrire strumenti di approfondimento, aggiornamento e supporto agli studi del fondo storico dell’Istituto.
MANOSCRITTI
La Biblioteca possiede circa 3000 manoscritti in alfabeto latino, greco, orientale di grande rilevanza per gli studi paleografici, la storia della Chiesa, la cultura scientifica e letteraria nonché un piccolo, importante nucleo di opere musicali.
Interessante e diversificata l’origine dei documenti più antichi: alcuni provengono dall’Abbazia di S. Eutizio presso Norcia, altri dalla Certosa di Trisulti, da S. Giovanni in Venere, da Subiaco, da Perugia e da Lione.
I primi, preziosi codici sono stati donati a Filippo Neri e alla Congregazione nel XVI secolo da noti studiosi come il letterato portoghese Aquiles Estaço e l’umanista francese Pierre Morin.
Nei secoli successivi il patrimonio manoscritto della Biblioteca è stato incrementato dai lasciti di altri illustri oratoriani tra i quali Antonio Gallonio, Cesare Baronio, Giovanni Giovenale Ancina e del Cardinale Silvio Antoniano.
Alcuni fondi hanno conservato l’originaria unità e mantenuto il nome del loro donatore:
Fondo Allacci
Acquisito dalla Biblioteca solo all’inizio del XIX secolo tramite gli esecutori testamentari di Leone Allacci (1586-1669), celebre erudito e custode della Biblioteca Vaticana, è costituito da 243 volumi miscellanei (137 latini e 106 greci) nei quali è raccolta una cospicua parte dei suoi studi.
Fondo Bianchini
Acquisito dalla Biblioteca nel 1764, ma ordinato solo nel 1836, è costituito da 293 volumi miscellanei contenenti gli epistolari e gli scritti, in parte inediti, dell’oratoriano Giuseppe Bianchini e dello zio Francesco Bianchini. Tra i documenti relativi ai più vari argomenti: paleografia, epigrafia, storia ecclesiastica, si trovano anche numerose lettere. Tra i corrispondenti: Gottfried Wilhelm Leibniz, Scipione Maffei, Ludovico Antonio Muratori.
Fondo Falzacappa
Donato alla Biblioteca nel 1843 dal padre Ruggero Falzacappa, consta di 79 volumi miscellanei che documentano i rapporti tra lo Stato Pontificio e gli stati italiani ed europei dal XVII al XIX secolo.
Carte Cialdi
Costituito da una piccola parte delle carte di Alessandro Cialdi, ufficiale della Marina pontificia (1807-1882).
Fondo Mattei
Venduto nel 1927 alla Biblioteca dal barone Pasquale Mattei (Castellone di Gaeta, oggi Formia, 1813-Napoli 1879), raccoglie studi su Gaeta, Formia, le isole Pontine e diverse carte geografiche della zona. Vi si trovano anche alcuni albums con disegni e acquerelli dello stesso Mattei, che riproducono scorci di Ponza, Ischia e Ventotene, nonché costumi femminili e monili.
Fondo Pecorini Manzoni
L’origine di tale raccolta è strettamente legata alla figura di Emilio Pecorini Manzoni (Venezia 1868-Roma 1944), che diresse la Biblioteca Vallicelliana dal 1923 al 1941. Per quanto già presente in Biblioteca, fu donata all’Istituto dagli eredi del possessore nel 1945. Già a capo della Biblioteca Centrale del Risorgimento dal 1910 al 1923 e membro del Comitato Nazionale per la storia del Risorgimento presieduto da Paolo Boselli, Pecorini Manzoni continuò ad offrire fino alla fine il suo contributo alla Deputazione romana di storia Patria (oggi Società romana). Il fondo consta di 1001 titoli, molti dei quali raccolti in miscellanee, dedicati prevalentemente alla storia del Risorgimento, della Grande Guerra e del periodo a cavallo dei due conflitti mondiali. Comprensivo degli autografi di Paolo Boselli, è stato inventariato nei primi anni ’90 del secolo scorso; l’inserimento su Opac SBN è stato completato nel febbraio 2020.
CARTE VALLICELLIANE
Si tratta di materiale documentario manoscritto e proveniente da fondi pervenuti nel tempo (Carte della famiglia De Regina, di S. Giovanni in Venere, di Capitanata, pertinenti alla Congregazione dell’Oratorio) e da pezzi estratti dai restauri. Le datazioni, di epoca varia, sono comprese tra il XII ed l XVII secolo, ma qualche frammento manoscritto risale anche a secoli precedenti.
FONDO BADALOCCHI
Costituito da oltre cinquecento edizioni a stampa di argomento scientifico e astronomico e da tredici manoscritti tra cui De emendatione Kalendarii (ms.I 30), il fondo di Vincenzo Badalocchi (Bologna 1529-Roma 1593, sepolto in Santa Maria in Vallicella), segretario di ambasciatori francesi e personaggio di poliedrica personalità, è attualmente oggetto di studi.
La LIBRARIA
Nucleo centrale – concettualmente e fisicamente – della Biblioteca Vallicelliana è la Libraria, antica scansia lignea commissionata nel 1662 da Cesare Mazzei nella quale sono conservati ancora oggi i volumi appartenuti a Filippo Neri e da lui lasciati alla Biblioteca con il testamento del 1595. Si tratta di 372 opere, tutte contraddistinte dalla lettera “S”, che ne identifica la collocazione all’interno del Salone monumentale. Incunaboli e manoscritti dello stesso fondo sono attualmente conservati nell’apposito deposito dei codici e rari vallicelliani.
L’elenco iniziale del fondo, redatto due giorni dopo la morte del Neri dal padre Prometeo Pellegrini alla presenza dei padri Pompeo Pateri e Germanico Fedeli, è custodito presso l’Archivio degli Oratoriani di Roma, il ms C.I.39 dal titolo Inventarium bonorum repertum in camera bo. Me. R.P. nostri Philippi Neri die 28 maij 1595. Nel testo sono riportati oltre 500 stampati e una trentina di manoscritti, un numero ampiamente superiore ai titoli presenti nel manoscritto vallicelliano O.23.II, l’Index numerarius s. Philippi Nerii qui nunc clausi servantur in hac nostra Bibliotheca Vallicelliana sub litera S hoc anno Dni 1745 …, documento base per ricostruire la Libraria come oggi appare.
In tutti i volumi conservati nella Libraria è riportata la annotazione di appartenenza al Neri, anche se una curiosità è costituita dal fatto che le postille di mano del Santo sono assai scarse e gli ex libris sono stati apposti dai suoi esecutori testamentari.
L’unica nota sicuramente autografa viene fino ad oggi considerata quella presente sul recto del foglio di guardia anteriore de L’Historia ecclesiastica d’Eusebio Cesariense (conservata in S.Borr.S.III.11): “Questo libro è di m. Philippo di San Geronimo”, e poi viene chiarito “Haec superior est veneranda et immaculata manus, et character S.ti Patris Nostri Philippo Nerij dum morabatur in Ecclesia S.ti Hieronymi”.
Una curiosa annotazione manoscritta del 30 maggio 1871, di mano del bibliotecario Generoso Calenzio, riportata in De his quae secundum sacras scripturas & orthodoxorum patrum sententias di Dionigi Cartesiano (S.Borr.S.IV.20), spiega come l’autografo di s. Filippo, apposto originariamente in margine al frontespizio, fosse stato tagliato per ordine del padre preposito Crispino Buttaoni e dato al Direttore del Collegio Nazareno in cambio di un autografo di s. Giuseppe Calasanzio.
Le opere della Libraria sono rintracciabili nell’opac di polo attraverso il nome del possessore, e dunque dello stesso s. Filippo.
LIBRI ANTICHI A STAMPA
Il fondo, con i suoi circa 40 mila volumi, è conservato prevalentemente nelle scansie lignee che corrono lungo il perimetro del Salone monumentale. Una parte è custodita nell’ampio locale antistante la direzione, denominato Sala VI, mentre un numero più esiguo si trova nel deposito dei manoscritti, legato in miscellanee di codici o di incunaboli.
Si tratta di documenti pervenuti alla Biblioteca attraverso lasciti di personalità legate intellettualmente alla figura di Filippo Neri prima o della Congregazione dell’oratorio poi, ma anche di oratoriani o di bibliotecari della Vallicelliana. Tra i nomi figurano Achille Stazio, Cesare Baronio, Silvio Antoniano, Pierre e Jean Morin, Pompeo Pateri, Vicenzo Badolocchi, Francesco Zazzera, Giovenale Ancina, Francesco Dal Pozzo, Leandro e Niccolò Colloredo, Ruggiero Falzacappa.
Accanto al nucleo storico di libri antichi, la Biblioteca ha acquistato in antiquariato nel corso degli anni altre opere rare e di pregio in linea con l’indirizzo del suo posseduto.
Il materiale è reperibile attraverso
- il catalogo alfabetico per autore cartaceo
- i cataloghi storici digitalizzati
- il catalogo sbn (in fieri)
- il catalogo opac di polo (in fieri)
Incunaboli
La Vallicelliana conserva una collezione di incunaboli di circa 435 unità, quantitativamente limitata ma di particolare valore e rarità. Di notevole interesse storico-artistico è la Commedia (ms. Z 79A) di Cristoforo Landino del 1481, arricchita negli ampi margini dai disegni ispirati al testo dantesco, opera di due ignoti lettori, e nelle ultime pagine dagli schizzi e calcoli di Giuliano da Sangallo. Altro documento di particolare rarità è l’inc. 273 contenente il De re coquinaria di Apicio.
Il materiale è reperibile attraverso
La Biblioteca ha partecipato ad un progetto nazionale di digitalizzazione di incunaboli in volgare, realizzato per iniziativa della Biblioteca Digitale Beic, in collaborazione con il Dipartimento di italianistica e spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma. Nella banca dati la Vallicelliana è rappresentata da cinque esemplari, visualizzabili nel portale della Beic:
- Sententiarum variationes seu Synonyma di Stefano Fieschi, Inc. 385
- Formulario di epistole di Cristoforo Landino, Inc. 384
- Specchio di croce di Domenico Cavalca, Inc. 173
- Monte dell’orazione, Inc. 421
- Lunarium ab anno 1500 ad annum 1550 di Bernardus de Gronallachs, Inc. 378
La descrizione catalografica dei documenti è presente in sbn: www.sbn.it.
Edizioni del XVI secolo
Dotato di circa 10.000 titoli, in prevalenza con documenti stampati in Italia, il fondo documenta la specificità della Biblioteca con opere di natura teologica filosofica, giuridica e scientifica.
Una curiosità da segnalare tra le edizioni straniere è la presenza di alcuni esemplari stampati in area luterano-calvinsta, contrassegnata da evidenti segni di censura: negli anni della controriforma, infatti, i padri oratoriani avevano il compito di leggere e quindi censurare i testi provenienti dai paesi che avevano aderito alla riforma protestante.
Dalla metà degli anni ’90 è iniziato il lavoro di inserimento delle informazioni bibliografiche relative alle edizioni del XVI secolo nel catalogo SBN, per cui una parte del materiale è consultabile all’indirizzo http://opacbiblioroma.caspur.it.
La Biblioteca partecipa dalla metà degli anni ’80 al Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo promosso dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche, oggi disponibile on-line in Edit 16.
INCISIONI
La Biblioteca possiede una raccolta di 1230 incisioni acquisite per lo più in anni recenti quali reperti di refurtive. Si tratta di un fondo molto eterogeneo composto principalmente da acqueforti, cui si affiancano litografie e bulini.
Sono rappresentate piante, vedute, prospetti e monumenti di città italiane. Alcune incisioni risalgono ai secoli XVI-XVII ma la maggior parte è edita nel XIX secolo. Tra i disegni si segnalano i ritratti e le caricature eseguiti da Pier Leone Ghezzi (1634-1721).
MUSICA
Il fondo musicale della Biblioteca Vallicelliana rappresenta una importante testimonianza del repertorio dei secoli XVI-XVII, benché sia solo una parte dell’antico archivio degli Oratoriani che fu smembrato fra varie istituzioni: il Conservatorio di Santa Cecilia e la Biblioteca Nazionale Centrale, oltre a un nucleo rimasto presso l’archivio dei padri Oratoriani della Chiesa Nuova.
Nell’ambito dell’Oratorio di S. Filippo Neri la musica, considerata pescatrice d’anime, assumeva un ruolo rilevante. Nel fondo si possono trovare opere riconducibili a Giovenale Ancina da Fossano, come la raccolta il Tempio armonico che contiene 124 composizioni in onore della Vergine e l’Amorosa Ero con i cartigli del travestimento spirituale dell’opera profana. Di particolare importanza è il manoscritto O 32, costituito da 44 laude di cui la gran parte sono di Giovanni Animuccia ed appartenenti al suo Secondo libro delle laude (Blado,1570), mentre il resto sono anonime, probabilmente dello stesso Giovenale Ancina. Da attribuire forse a quest’ultimo è anche il manoscritto O 29 Regole del canto figurato e del contrappunto.
Fra gli altri manoscritti figurano le Lamentationes Hieremiae Prophetae di Emilio De’ Cavalieri; una preziosa raccolta cinquecentesca di mottetti di autori fiamminghi, le cui iniziali sono costituite da profili caricaturali grotteschi di grande bellezza; il seicentesco manoscritto Z 122-130, con mottetti del ‘600, in cui figurano composizioni di Felice e Giovanni Francesco Anerio, Giovanni Animuccia, Ruggero Giovannelli; ed il manoscritto Z 121, libro di intavolatura, costituito da brani per tastiera di Giovanni Battista Ferrini, già organista della Chiesa S. Maria in Vallicella.
Da segnalare infine il manoscritto O 30, contenente dei “solfeggiamenti”, probabilmente autografo di Giovanni Pierluigi da Palestrina, considerarti i rapporti che quest’ultimo aveva con S. Filippo Neri.
L’interesse per la musica culminava con la messa in scena della celebre Rappresentatione di anima e di corpo, musicata da Emilio De’ Cavalieri, che si svolse nel febbraio 1600 presso la Chiesa Nuova, la cui prima edizione originale è custodita in biblioteca. L’interessante raccolta manoscritta il Teatro spirituale contiene i testi (non la musica) di oltre 120 oratori.
Nel fondo antico a stampa emerge il repertorio laudistico, dai primi libri anonimi alle raccolte nelle quali figura il nome di Francesco Soto, nonché opere di Giovanni Arascione, Antonio Cifra, Bonifacio Graziani, Francesco Martini, Giovanni Animuccia e altri. Recentemente è pervenuto in Biblioteca un cospicuo fondo musicale della famiglia Malvezzi Campeggi, ricco di opere a stampa e manoscritti che risalgono ai secoli XVI-XX. Di quest’ultimo si segnala il prezioso seicentesco manoscritto Ms 2552, consistente in una raccoltadio cantate.
Tutte queste risorse sono state catalogate e pertanto le loro schede sono consultabili nell’opac SBN.
FOTOGRAFIE
L’archivio fotografico che attualmente comprende circa 12500 foto si è formato negli ultimi venti anni per successive acquisizioni. Si tratta di un archivio di immagini molto significativo, sia per l’importanza di vari fotografi presenti che per la vastità dei temi trattati. La gamma degli argomenti spazia dalle immagini di città d’arte, siti archeologici, località italiane ed europee alla storia italiana del XIX-XX secolo, da materiale di interesse geografico alle cartes de visite con personaggi storici ottocenteschi italiani ed europei.
In precedenza si poteva trovare materiale fotografico nella documentazione storica dell’istituto e in un fondo manoscritto legato al ministro Paolo Boselli, dove si conservano alcuni ritratti di personaggi risorgimentali, da Giuseppe Garibaldi ad Achille Sacchi.
Il numero di foto stereoscopiche (attualmente più di 3000), comprende alcune immagini di famosi fotografi come Giorgio Sommer, Giacomo Brogi, Giorgio Conrad, con paesaggi italiani, europei e scene di vita di società, comuni nelle foto dell’epoca. Un consistente numero di foto stereoscopiche è opera di grandi ditte attive tra ‘800 e ‘900, come la Neue Photographische Gesellschaft di Berlino o la Underwood & Underwood di New York. Come esempio di valore documentario si ricordano alcune foto di Dresda della Neue Photographische Gesellschaft, scattate nel 1903-1904, che riprendono la città anteriormente alla distruzione operata durante la seconda guerra mondiale. Il fondo Navone, di ca. 1500 pezzi, è costituito esclusivamente di stereoscopiche su vetro, che riflettono il notevole eclettismo e la capacità tecnica del fotografo romano non professionista Alfredo Minetti (attivo 1900-1935), appassionato di Roma ma anche conoscitore dell’Europa. Fra le stereoscopiche si trovano alcune rare diaphanostereoscopie di soggetto ludico, grottesco o storico, colorate a mano nel verso.
Molta documentazione riguarda Roma con riprese di chiese, strade, palazzi, siti archeologici. Si segnalano tra l’altro i grandi albums su Roma e dintorni di James Anderson (attivo 1853-1877); della ditta Anderson (1880-1900 ca); le piccole lastre su vetro di Eugenie Gustave Chauffourier (1880-1900 ca.); la serie di foto sciolte della ditta del viterbese Romualdo Moscioni del primo ‘900. Fra le tante immagini della Roma archeologica si cita un Forum Romanum di Robert Macpherson del 1850 ca.
Dei fratelli D’Alessandri si conservano le Vedute del Tevere in Roma prima della sua sistemazione scattate nel 1887 (65 immagini in buono stato di conservazione) e altri importanti album, come Rom 1904. Tra gli eventi speciali l’ Esposizione Vaticana del 1888, album con 60 foto.
Nell’archivio non mancano serie che documentano paesi e popoli orientali (Cina in particolare) e africani nonché Egitto e Terra Santa. Notevoli le foto di grande formato di Félix Bonfils e Antonio Beato relative a Libia, Egitto, Palestina (1860 -1870). Sul versante più propriamente geografico si può citare una serie di Vulcani italiani all’interno di una serie di 1800 lastre su vetro di argomento vario.
Da ottobre 2023 non sarà possibile consultare il fondo digitalizzato a causa di lavori di manutenzione della base dati.
Dal 2018 una scheda della Fototeca Vallicelliana è disponibile sul portale “Censimento fotografia”.
Ultimo aggiornamento il 20 Settembre 2024