Edicole sacre

     “Un vecchio bello, pulito, tutto bianco, che pare un ermellino, quelle sue carni sono gentili e verginali, e se alzando la mano, occorre che la contrapponga al sole, traspare come un alabastro”.

      Statuti della Confraternita di S. Girolamo della Carità

 

Le edicole sacre, che  a Roma vengono chiamate  “madonnelle”, sono il simbolo e, al tempo stesso, la testimonianza di una religiosità popolare e, più in generale, di un modo di vivere la città. Le edicole, dal termine latino “aedicula”, nicchia, costituiscono un vero e proprio documento storico,  un segno di devozione che si è integrato in un tessuto urbano caratterizzato da stratificazioni profonde. Secondo una verifica, effettuata nel 1999 dal Comune di Roma, nei rioni del centro storico sono conservate 522 edicole sacre, un numero piuttosto considerevole anche se di gran lunga inferiore a quello attestato nel 1853 da Alessandro Rufini, che fu il primo a  realizzarne una completa ricognizione e ne contò circa 1100.

Una notevole concentrazione di immagini sacre direttamente legate alla Congregazione dell’Oratorio viene censita dal Rufini nell’area circostante la chiesa di S. Maria in Vallicella e la casa dei Filippini.  Il dipinto su lavagna posto a Piazza Farnese, all’angolo tra via di Monserrato e via dei Farnesi, sul palazzo Fioravanti De Cadilhac, è sorretto da due putti. Il medaglione seicentesco racchiude l’immagine della Madonna col Bambino e di S. Filippo Neri che si china a baciare il piede di Gesù. Il dipinto è attribuito alla scuola di Federico Barocci, detto il Fiori.

All’incrocio tra via del Pellegrino, l’antica via Peregrinorum, e l’Arco di S. Margherita  si trova una delle edicole barocche più famose di Roma.  Il grande tabernacolo in stucco è opera di Francesco Moderati che lo eseguì nel 1716 per 139 scudi, su commissione del Cardinale Pietro Ottoboni che volle l’edicola proprio di fronte al suo studio nel palazzo della Cancelleria. La statua, coronata da un fastigio ornato da due angioletti, raffigura la Madonna della Concezione con il bambino. Nella sua posa, la Vergine evoca l’immagine dipinta da Caravaggio nella pala della Madonna di Loreto (1604), “La Madonna dei pellegrini”. Nel medaglione sotto la statua è raffigurato S. Filippo in estasi, ai piedi dell’Immacolata,  affiancato da una coppia di aquile a due teste, simbolo della famiglia degli Ottoboni. Le poderose aquile bicipiti sostengono ad ali spalancate la base di ciò che ricorda una macchina processionale barocca.

In via del Governo Vecchio, all’angolo con Via della Chiesa Nuova, è presente un’edicola sacra collocata dai devoti nel 1716 con il permesso degli Oratoriani. Una cornice ovale in stucco, decorata con ovuli, foglie, volute e fiori e sostenuta da due cherubini, racchiude un affresco della fine del ‘600 che raffigura la Madonna Vallicelliana col Bambino sulle ginocchia ed i Ss. Filippo Neri e Carlo Borromeo in adorazione. Al di sopra dell’edicola è situata una lapide marmorea apposta nel 1675: “Clemente X Pontefice Maximo, con il consenso della Congregazione dell’Oratorio, per pubblica comodità e (per consentire) un accesso migliore alla chiesa, aprì e lastricò la via nell’Anno Santo 1675”.

Edicola di S. Filippo Neri, Via del Governo Vecchio

Edicola di S. Filippo Neri, Piazza Farnese

Edicola di S. Filippo Neri, Via del Pellegrino

 

Edicola di S. Filippo Neri, Vicolo del Bollo

particolare edicola di S. Filippo Neri, Via del Pellegrino

Buca delle elemosine

Buca delle elemosine, particolare

 

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