“Prima di mettersi in via per fare questo Santo Pellegrinaggio, ciascuno deve alzare la mente a Dio, offrendogli la sincerità del suo cuore, con il proposito di volere la sola gloria di Sua Divina Maestà in tutte le sue azioni e specialmente in questa, ed avrà intenzione di lucrare le sante indulgenze e di pregare: per la penitenza dei peccati; per l’emendazione della presente tiepidità e negligenza, ed altri difetti nel servizio di Sua divina Maestà; per rendimento di grazie al sommo benefitio di averci cavato da tante miserie e peccati”.
Il primo processo per S. Filippo Neri, a cura di Giovanni Incisa della Rocchetta e Nello Vian
Con l’intento di riportare i fedeli alle memorie e ai santuari dei martiri della Roma paleocristiana Filippo Neri riprese l’antica tradizione dei pellegrini in visita ai luoghi santi della città. Una tradizione che riproponeva il modello liturgico delle stationes: il papa, a seconda della festività, si recava in processione presso una chiesa, dove si fermava (statio) e celebrava l’Eucarestia. Fin dal IV secolo le tombe degli apostoli Pietro e Paolo erano meta di fedeli provenienti anche da paesi lontani e i pellegrini si recavano numerosi a visitare le sepolture dei martiri nelle catacombe del suburbio. Dal IX secolo, con la traslazione delle reliquie dei martiri dalle catacombe alle chiese urbane, la pratica cultuale si trasferì in ambito cittadino.
Un cammino penitenziale, già concepito da Gregorio Magno, che nel corso dei secoli, soprattutto con il primo grande Giubileo istituito nell’anno 1300 da Bonifacio VIII (1294-1303), aveva indicato le tappe che il devoto viaggiatore doveva compiere una volta giunto a Roma. Inizialmente la visita era limitata alle quattro basiliche maggiori (S. Pietro, S. Paolo fuori le Mura, S. Giovanni in Laterano e S. Maria Maggiore), in seguito vennero aggiunte le tre basiliche minori (S. Sebastiano, S. Lorenzo al Verano e S. Croce in Gerusalemme). Il rito della visita ad septem ecclesias dell’urbe, un percorso di circa sedici miglia che si svolgeva, tra canti (“Vanità di vanità, tutto il mondo è vanità”) e preghiere, dapprima in una sola giornata poi in due giorni, venne istituito il 25 febbraio 1552, giovedì grasso, proprio per opporre agli eccessi del Carnevale romano un momento penitenziale e la meditazione sulla Passione. Un “Carnevale santificato”, come lo definisce l’oratoriano Carlo Gasbarri, “un controveleno a la licenza sfrenata delle feste carnevalesche”.
Il Giro prevedeva una pausa a Villa Mattei, l’attuale Villa Celimontana, dove i pellegrini potevano consumare una refezione offerta dai padri Filippini, che consisteva in una pagnotta, vino, un uovo, delle fette di salame, un pezzo di formaggio e due mele. Il pellegrinaggio ebbe il suo massimo splendore sotto il pontificato di Pio IV: la folla che seguì Filippo lungo il percorso arrivò a 2000 persone. Attualmente la Visita, ripresa in occasione del Giubileo del 2000, si svolge di notte, in forma collettiva, due volte l’anno, a settembre e a maggio, sotto la guida di un Padre della Congregazione dell’Oratorio.
Ultimo aggiornamento il 18 Ottobre 2023