S. Onofrio al Gianicolo

San Filippo Neri per allettare la gioventù alla parola di Dio, e altresì per allontanarla dalle lusinghe del secolo, soleva nell’alto del giardino di quello convento andare a spasso con li suoi penitenti, e con bella grazia vi introdusse alcune conferenze spirituali, con altri devoti trattenimenti. Perciò i Preti dell’Oratorio ad imitazione del loro santo Fondatore seguitano in ogni festa di precetto dopo il vespro, principiando dal secondo giorno di Pasqua di Resurrezione fino alla festa di s. Pietro Apostolo, a venirvi con gran concorso di uomini devoti, e vi fanno de’ sermoni accompagnati con pii trattenimenti. A tal fine hanno eretto nel medesimo luogo, che frequentava s. Filippo tutto il comodo con sedili in forma di teatro, inalberando però sulla cima il segno della s. Croce.”                                                                  

 

Itinerario istruttivo diviso in otto stazioni o giornate per ritrovare con facilità tutte le antiche e moderne magnificenze di Roma  

Giuseppe Vasi

 

Situata sul colle del Gianicolo,  la chiesa di S. Onofrio fu edificata intorno al 1439 nel luogo dove, nel 1419, era stato costruito un romitorio, dedicato  all’anacoreta del IV secolo vissuto nel deserto egiziano, ad opera del beato Nicola da Forca Palena, che aveva acquistato a questo scopo il terreno raccogliendo elemosine dai fedeli, fra  i quali i cardinali Gabriele Condulmer (divenuto in seguito papa Eugenio IV) e Giovanni Domenico De Cupis.

Mariano Armellini, nell’opera “Le chiese di Roma”, ricorda che intorno al 1434 il beato Nicola “si portò su quella parte del monte Gianicolo che si dicea Monte Ventoso; quivi, comprata una vigna, fabbricò la chiesa di S. Onofrio con un piccolo convento per sé e per i suoi compagni”. Il complesso attuale fu  terminato nel XVI secolo, ma già dal 1446 era stata aperta la strada nota come Salita di S. Onofrio per salire più agevolmente da via della Lungara al Gianicolo e raggiungere  la chiesa, divenuta santuario quando il beato Nicola confluì con i suoi compagni nella Congregazione di San Gerolamo, fondata dal beato Pietro Gambacorta da Pisa. La chiesa ed il convento appartennero ai Gerolamini fino al 1933, quando Pio XI sciolse la Congregazione, ridotta ormai ad un esiguo numero di religiosi; nel 1945 vennero assegnati da Pio XII all’Ordine equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme. Oggi il complesso è casa generalizia dei frati francescani dell’Atonement.

Nel porticato del chiostro quattrocentesco le lunette che illustrano le “Storie della vita di San Gerolamo” sono opera giovanile del Domenichino. Altri affreschi rappresentano scene della vita e della leggenda di S. Onofrio, eseguite per il Giubileo del 1600 dal Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari), da Sebastiano Strada e  Claudio Ridolfi.

L’interno di aspetto rinascimentale, ma di struttura gotica, contiene pregevoli opere pittoriche e scultoree del XVII secolo e conserva nella prima cappella a destra una “Annunciazione” di Antoniazzo Romano, mentre nell’abside poligonale sono visibili gli affreschi che raffigurano le “Storie di Maria” di Baldassarre Peruzzi. Nella prima cappella a sinistra si trova il monumento funebre di Torquato Tasso, che aveva trovato rifugio nel convento e vi morì il 25 aprile 1595. Proprio nel convento oggi è allestito il Museo tassiano, che custodisce una collezione di manoscritti e antiche edizioni delle opere del poeta. A S. Onofrio, divenuta una delle tappe di artisti e letterati in visita a Roma, si recarono Chateaubriand, che fu ospite del convento, Goethe, che ne fece menzione nel suo “Viaggio in Italia” ,  e  Leopardi,  il quale confessò di essersi commosso sulla tomba dell’autore della “Gerusalemme Liberata”.

Presso il monastero è ancora visibile il tronco di una quercia secolare, la cosiddetta “quercia del Tasso” che, secondo la tradizione,  sarebbe l’albero alla cui ombra il poeta spesso sedeva per riposarsi. In quello stesso luogo S. Filippo Neri soleva recarsi, come ricorda l’epigrafe che è stata posta sotto la quercia nel 1898: “ …e Filippo Neri/ tra liete grida si faceva/ coi fanciulli fanciullo / sapientemente”. Di quel terreno, la cosiddetta “vigna de’carciofoli” un tempo proprietà dei Padri dell’Oratorio, Armellini scrive: “Nell’orto adiacente, che ora fa parte della passeggiata del Gianicolo, si scorge la famosa quercia, ripullulata sull’antica atterrata da un fulmine, al rezzo della quale godeva riposarsi il Cigno di Sorrento, e dove S. Filippo Neri recava ad onesta ricreazione i giovanetti romani.”  Attualmente l’anfiteatro viene utilizzato, durante la stagione estiva, per rappresentazioni all’aperto.

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